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Redazione

 

In ricordo di Fabrizio De Andrè
di Antonella Fontanella

Intervista a Giorgio Cordini, chitarrista storico della Band di Fabrizio De Andrè.

 

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Giorgio Cordini è un musicista veneziano che vive a Brescia dalla fine degli anni Sessanta, periodo in cui inizia il sodalizio artistico con Mauro Pagani nel “JB Club” e “Forneria Marconi”, che successivamente diventa la PFM.

Chitarrista e cantante del trio di blues-rock "Wha-Wha Band", collabora con diversi artisti italiani tra cui Massimo Bubola, Irene Fargo, Nada e Cristiano De Andrè.

Dal 1991 al 1999 accompagna in tournèe il grande Fabrizio De Andrè, di cui è stretto collaboratore e amico.

Nel corso della seguente intervista, Cordini ricorda  le qualità artistiche e umane di De Andrè, che, scomparso l’11 gennaio del 1999, compose  capolavori assoluti destinati a rimanere indimenticabili.

L’11 gennaio scorso ricorreva l’anniversario della scomparsa di Fabrizio De Andrè. Da musicista, lo accompagnò per  oltre otto anni nelle sue tournèe teatrali. Cosa le ha lasciato il percorso vissuto con Faber?

Eh, devo dire che mi ha un po’ cambiato la vita in tutti i sensi. Intanto, dal punto di vista professionale, perché ha aiutato la mia carriera a progredire. E in effetti io oggi ho molto più credito di quanto ne potrei avere se non avessi partecipato a quelle tournèe con Fabrizio.

Ma questo direi che è assolutamente secondario, perché la cosa più importante è quella amicizia che è nata man mano negli anni con Fabrizio e che mi ha consentito di frequentarlo e di apprezzare tante cose della sua genialità e anche della sua generosità. Ecco, Fabrizio era considerato un personaggio un po’ schivo, invece, con gli amici e con i collaboratori era una persona molto aperta, molto generosa, molto franca e molto curiosa. Una cosa che mi è sempre piaciuta di Fabrizio è che non esternava la sua saccenza e la sua conoscenza. Devo dire che aveva una cultura sterminata ma preferiva stare ad ascoltare gli altri e quindi aveva questa curiosità che lo portava, alla fin fine, a saperne sempre più degli altri. 

A suo avviso, per quale motivo Fabrizio De Andrè ha lasciato una traccia indelebile nella cultura musicale italiana?

Sì, il suo modo di scrivere canzoni è stato sicuramente il più imitato da tanti cantautori e addirittura molti politici hanno guardato a Fabrizio De Andrè come ad un riferimento. Ha lasciato delle tracce, in particolare, nella musica d’autore italiana. Ne abbiamo la riprova in questi anni in cui lui non c’è più: viene ricordato tutti i giorni da gruppi, da rappresentazioni teatrali, da manifestazioni che si tengono in suo ricordo. Ciò vuol dire che, in effetti , quello che lui scriveva e quello che lui diceva era veramente unico. Riusciva a mettere insieme il messaggio sociale, a volte anche politico, la bella melodia della canzone e la lirica, la poesia. 

Il 31 gennaio 2008 al cinema Nuovo Eden di Brescia, lei parteciperà ad una serata speciale intitolata “Fabrizio De Andrè per Emergency”. L’ iniziativa è a favore della corsia pediatrica dell’ospedale di Kabul. Qual è il filo comune che può legare la figura di Fabrizio De Andrè a quella di Gino Strada?

A parte il fatto che non so se la gente lo sa, ma loro due si conoscevano molto bene. Erano entrati in contatto esattamente nel 1995, quindi l’anno dopo in cui Emergency fu fondata. Ciò è avvenuto proprio per curiosità di Fabrizio che aveva sentito parlare di questo Gino Strada, della moglie Teresa Sarti, quindi aveva telefonato alla sede di Emergency a Milano, aveva parlato con Gino Strada, si era presentato e voleva proprio saperne di più sull’attività di Emergency e di Gino Strada. Allora aveva cominciato a trovarsi a cena con lui ed erano diventati anche amici, da quello che so io. Forse possono essere accomunati da quello sguardo particolare che entrambi hanno sempre avuto per le persone più deboli, per la gente che fa fatica a sopravvivere. Fabrizio, certo, dal punto di vista della poesia e della canzone, Gino Strada nel modo molto più pratico, diretto, quindi cercando di creare delle strutture che possano alleviare le sofferenze delle persone più deboli. Entrambi, se vogliamo, aderiscono ad un’unica idea di giustizia o di equità per i diritti dell’uomo che mi sembra abbastanza significativa. Tra l’altro “Fabrizio De Andrè per Emergency”, è utilizzato già da qualche anno come titolo per tributi anche con l’accordo e l’intervento di Dori Ghezzi , proprio perché le idee di entrambi sono molto vicine. Certo, si possono trovare anche altre spiegazioni oltre a questa, però mi piace pensarla così: c’è in entrambi la stessa attenzione per le sofferenze dei deboli. 

A proposito di guerra e di pace, nel 2002 lei ha pubblicato con altri grandi musicisti come  Mauro Pagani,  Fabio Treves, Riccardo Tesi, Mauro Di Domenico il cd “Disarmati”. Per ogni cd venduto era devoluto un euro ad Emergency. Da pacifista  ritiene che sia possibile un mondo governato completamente dalla solidarietà tra i popoli?

Eh, io avevo fatto questo lavoro con questa idea di base. Avevo da poco iniziato a conoscere Emergency. In realtà questa idea di pacifismo mi ha sempre entusiasmato, la mia vita è sempre stata in questo senso. Io odio le armi, odio tutto quello che può ferire o danneggiare le altre persone. Io penso che la pace sia possibile, ma sia anche molto difficile. Mi metterei a dire delle cose molto banali riguardo la pace, però una cosa che spesso dice Gino Strada e che è importante ribadire è questa: la guerra è una cosa sbagliata ed è anche un tabù come tanti altri che ci sono stati nel passato, come la schiavitù, come la peste, come tante malattie. Può essere debellata ma il processo è molto lento, molto graduale. Sicuramente si potrà debellare, anche se non al cento per cento, quando la società si renderà conto che è una cosa assolutamente sbagliata, che non è con la guerra che si mettono d’accordo le persone e i popoli. 

 Prossimamente  con  altri musicisti storici che hanno accompagnato De Andrè nelle sue tournèe, suonerà le sue canzoni più famose in un concerto tributo intitolato Mille anni ancora. Cosa significa per lei  riproporre e condividere nel presente la sua musica?

Questo progetto intitolato Mille anni ancora è nato con la collaborazione di altri due musicisti importanti che hanno suonato con De Andrè: Ellade Bandini , batterista, e Mario Arcari, che suona i fiati. Eravamo tutti e tre nell’ultima band di Fabrizio De Andrè per cui il suono che si crea sui palchi dove suoniamo in effetti comincia a somigliare parecchio a quello che era il suono originale della band di Fabrizio. In più ci siamo attorniati di musicisti di grande valore, molto bravi anche tecnicamente e molto appassionati della musica di Fabrizio. Per cui, insomma, vedo che questo tributo funziona, piace molto anche alla gente. Non lo facciamo in modo continuativo, nel senso che non è certo questa la nostra professione. Anzi, ci teniamo molto a farlo una volta ogni tanto perché non è che vogliamo esagerare. A me piace ricordare Fabrizio. Questo è il senso di questo tributo. Cerchiamo, anche per noi stessi, di ricordare l’amicizia che avevamo con lui, le cose che facevamo con lui soprattutto riproponendo le sue canzoni alla gente. Spesso ai concerti vengono anche dei ragazzini. Il tributo a Fabrizio è servito molto anche per le nuove generazioni, per cui questo suonare le sue canzoni aiuta a ricordarlo nel modo più corretto possibile. Non è che siamo gli unici che hanno il diritto di farlo, ma, sicuramente, essendo vissuti per parte della nostra vita e della nostra carriera con lui, abbiamo, rispetto ad altri, maggiori attinenze con la sua personalità e il suo mondo. Spesso, infatti, ci lasciamo prendere dalla commozione e talvolta raccontiamo tra una canzone e l’altra degli aneddoti, episodi che abbiamo vissuto con lui che ovviamente la gente non può conoscere perché non sono mai stati resi pubblici. Ecco, quindi il senso è proprio quello di ricordarlo, ricordarlo nel modo più corretto possibile e di portare avanti questi suoi messaggi che ci sembra siano recepiti molto dalle nuove generazioni.

Per quanto riguarda le sue produzioni, ci sono dei progetti in corso?

Sto lavorando ad un progetto con un altro chitarrista, Reno Bandoni che abita a Bologna, molto noto nel panorama dei chitarristi acustici italiani. Stiamo realizzando dei nostri brani strumentali, io suono la chitarra acustica e il bouzouki, questo strumento che ho proprio imparato a suonare con De Andrè. Quando, nel 1990, ho iniziato a suonare con lui, era uno strumento che non sapevo suonare. Ho imparato man mano e adesso lo suono abbastanza bene. Addirittura negli ultimi anni, nel 1997, mi pare, siccome Fabrizio lo voleva suonare anche lui sui palchi delle sue tournèe, m’aveva invitato a insegnarglielo. Quindi io ero stato delle volte a casa sua e ho potuto insegnargli a suonare il bouzouki.

Antonella Fontanella antofonta@gmail.com

17 gennaio 2007 

 Prossimi appuntamenti di Giorgio Cordini

 mercoledì 31 gennaio 2008

"Fabrizio De Andrè per Emergency": presentazione del libro "Volammo davvero" al Cinema Nuovo Eden, con Elena Valdini, Maso Notarianni, Dori Ghezzi. Canzoni di Fabrizio eseguite con Enrico Mantovani, Alessandro Adami, Gaspare Bonafede.

BRESCIA

 venerdì 15 febbraio 2008

"Mille anni ancora", tributo a Fabrizio De André, con Ellade Bandini, Mario Arcari e altri - al "Latte più", in via Giuseppe di Vittorio, 38 - zona industriale

BRESCIA

sabato 1 marzo  2008

Mauro Pagani trio

MORBEGNO (SO)  

venerdì 28 marzo 2008

In duo con Reno Brandoni - terza edizione del Guitar International Rendez-Vouz CONEGLIANO VENETO (VE)  

sabato 28 giugno 2008

In duo con Reno Brandoni - Festival

COLOGNOLA AI COLLI (VR)  

 

venerdì 19 luglio 2008

"Mille anni ancora" in Storia di un impiegato con Ellade Bandini, Mario Arcari e altri

LOVERE (BG)

 

venerdì 26 luglio 2008

"La Buona Novella" di Fabrizio De André e altre canzoni - con la Piccola Orchestra Apocrifa

PISOGNE (BS)

 

 

Periodico registrato il 30 gennaio 2007 presso il Tribunale di Rovereto con n.268
Editore Tommaso Martini Direttore responsabile Edoardo Semmola